Nella mitologia greca, la dea Demetra era la secondogenita di Crono e di Rea. Proprio come i suoi fratelli Estia, Era, Ade e Poseidone (con l'eccezione di Zeus), era stata inghiottita dal padre alla nascita ed era poi ritornata alla luce, insieme ai suoi fratelli, quando Crono ha preso un emetico datogli da Metis.
Più tardi, partecipò insieme agli altri dèi nella guerra contro i Giganti (chiamata anche Gigantomachia). Era raffigurata brandendo una spada d'oro (khrysaor).
Demetra era la dea dell'agricoltura, delle messi, del grano,delle stagioni, della macinatura e del pane, della frutta in generale (fichi, pere, mele) e anche la dea delle leggi sacre, in quanto l'agricoltura significa portare ordine nella natura e rispettare le regole. La seconda parte del suo nome, meter, significa "madre", mentre la prima parte De (che in dorico era Da) dovrebbe essere una forma della parola Ge, cioè "Terra" (sì, è il nome della dea Gaia). Ciò significa che il suo nome, De-meter o Da meter, potrebbe essere tradotto come "Madre Terra". Si chiamava anche Thesmophoros, il che significa che Legislatrice.
Essendo una dea della fertilità della terra, è stata considerata anche dea della fertilità, in generale, ed era venerata come dea del matrimonio. Nelle città che visitava dava alla gente leggi e regole. La sua ira era terribile, perché portava la fame a quelli che la offendevano.
Era spesso raffigurata come una donna matura, simile ad Era, ma con gli occhi un po' più chiusi; di solito era seduta, con una corona in testa, e teneva in mano fasci di grano e papavero oppure un corno dell'abbondanza. Guidava un carro trainato da due serpenti alati.
La dea Demetra è stata la prima a mettere i buoi al giogo per arare la terra. Ha scoperto il grano quando era incinta di Persefone, ma, dopo il rapimento di sua figlia, si è arrabbiata e ha bruciato tutti i semi. Dopo essersi riconciliata con Zeus, diede a Trittolemo il grano e gli insegnò come seminarlo.
Demetra era la madre della dea Persefone, che ebbe da suo stesso fratello, Zeus (non sono riuscita a trovare altre informazioni su questo). In ogni caso, sono arrivata alla conclusione che lei dovette allevare la figlia da sola, senza alcun aiuto. E quando la figlia crebbe e diventò una bella ragazza, indovinate un po ' cosa è successo? Suo zio Ade si innamorò di lei e Zeus, da bravo paparino, che fa? Gli dice: No, vecchio rimbambito, sei troppo vecchio e in più lei è anche tua nipote? Ma no: gli consiglia di rapire la ragazza, perché sua madre non avrebbe mai acconsentito a sposarla con qualcuno che passava la sua vita sottoterra. Ma che schifo di padre sarebbe questo?
Un giorno, mentre Persefone stava giocando in un prato e raccoglieva fiori, la terra si aprì e la inghiottì. Sua madre sentì un grido e questo fu tutto. Disperata, cominciò a chiedere a tutti se sapessero qualcosa dell'amatissima figlia, ma nessuno sapeva niente.
Nella disperazione, si mise un mantello scuro sulle spalle e iniziò a cercare la figlia, tenendo delle torce nelle mani. Camminò per giorni interi, senza assaggiare ambrosia o nettare e senza lavarsi, fino a quando arrivò in Occidente, dove si trovava il giardino con le mele d'oro. Attraversò il fiume Acheloo tre volte nella sua ricerca frenetica, ma non riuscì a trovare la sua amata figlia. Dopo nove giorni di ricerca, la dea Ecate le disse che aveva sentito le urla della ragazza, ma non sapeva chi l'aveva portata via.
Demetra e Ecate andarono dal dio del sole Elios e gli chiesero se sapesse qualcosa. Lui rispose che era stato Ade a prendere Persefone, ma in ogni caso era un degno marito, perché era di buona famiglia (la stessa famiglia di Demetra, dato che erano fratelli) ed era anche molto ricco (quando Zeus, Poseidone e Ade si divisero il mondo, l'ultimo ottenne un terzo di tutto).
Sconvolta, la dea Demetra non volle più sapere niente di fare la dea. Si travestì da vecchia e andò a Eleusi, dove si fermò nei pressi di un pozzo e si sedette su una roccia. Le figlie di re Celeo la videro in difficoltà e la invitarono a palazzo, dove sarebbe stata accolta benissimo.
La dea disse di chiarmasi Doso; raccontò di essere stata rapita dall'isola di Creta dai pirati. Quando questi si fermarono su una spiaggia a prendere l'acqua, lei riuscì a scappare e ora non sapeva nemmeno dove fosse. Chiese se sapessero di una casa dove avrebbe potuto lavorare, sia come bambinaia, sia come serva.
Callidice, una delle figlie del re, disse che era meglio se veniva direttamente a casa loro ad aiutare la madre, Metanira, con il suo ultimo nato, un maschietto. Le ragazze presero acqua dal pozzo e tornarono a casa, dove raccontarono alla madre di questa povera donna. Metanira accettò subito di assumerla, e le ragazze tornarono con la buona notizia al pozzo, dove la dea le stava aspettando.
Quando la dea Demetra entrò nella palazzo del re, una luce celeste riempì la porta. Metanira capì subito che la vecchia era di famiglia nobile. La dea si sedette su una sedia supra la quale una donna anziana, Iambe, aveva messo un vello. Era così triste, che rimase in silenzio per un lungo periodo di tempo. Ma Iambe continuava a fare battute, fino a quando riuscì a strappare un sorriso alla dea.
Metanira offrì a Demetra una tazza di vino dolce, ma la dea le disse di mescolare farina e acqua con menta dolce. In seguito, questa era la bevanda che gli iniziati bevevano in seguito, nell'ambito dei Misteri Eleusini.
Metanira chiese alla dea Demetra di aiutarla a crescere suoa figlio fino a raggiungere la gioventù. Lei aveva pregato moltissimo per avere un figlio (dopo aver avuto parecchie figlie), perciò questo bambino era molto prezioso per lei. Demetra le promise di prendersi cura di lui e per proteggerlo dalla stregoneria e dalle malattie.
Di giorno, la dea cospargeva il piccolo Demofoonte di ambrosia, come se fosse figlio di un dio, e di notte lo teneva sopra il fuoco, in modo da renderlo immortale e immune dalla vecchiaia. I genitori si stupivano di quanto velocemente cresceva il figlio. Una notte, però, Metanira spiò Demetra e vide che teneva Demofoonte sopra fuoco. Per l'orrore, la regina gridò, e la dea gettò il bambino a terra.
La dea Demetra si arrabbiò moltissimo con la regina; giurò sulle acque dello Stige che voleva solo rendere il bambino immortale, come riconoscenza per l'ospitalitò ricevuta. Disse a Metanira di costruire un tempio per lei, dove la dea avrebbe insegnato alla gente i suoi riti, che dovevano essere svolti con rispetto, per poter ottenere il perdono della dea.
A quel punto, Demetra rinunciò alla sua forma mortale e ritornò all'aspetto di dea - d'un tratto divento giovane e bella, il suo corpo diffondeva luce e un buon profumo. Metanira rimase senza parole e non aveva nemmeno la forza di prendere il bambino in braccio.
Allarmate dal pianto del piccolo Demofoonte, le sorelle corsero a prenderlo tra le braccia e a lavarlo, ma lui continuava a gridare, perché nessuna delle tate e delle serve non sapeva trattarlo come la dea.
Il giorno dopo, le donne comunicarono a re Celeo la richiesta della dea. Lui chiamò i sui sudditi e li fece costruire il tempio il più velocemente possibile.
La dea Demetra rimase nel tempio un anno intero, in lutto per la figlia scomparsa. Decise di punire l'umanità e così impedì a tutti i semi di germogliare. Questa cosa portò la carestia dappertutto. La gente era disperata, e lo era anche Zeus, perché nessuno poteva portare qualcosa in sacrificio agli dèi.
Zeus mandò Iris a chiamare Demetra sul Monte Olimpo, ma la dea si rifiutò di venire. Zeus mandò anche altri messaggeri con bellissimi regali, ma lei non voleva saperne niente. Giurò di non tornare più nell'Olimpo e di non lasciare la primavera ritornare sulla terra finché non avrebbe rivisto Persefone.
A questo punto, Zeus inviò Ermes da Ade, per convincerlo a liberare la ragazza, dato che Demetra minacciava di distruggere tutti gli esseri umani, mantenendo i semi nascosti sotto terra. Ade fu d'accordo ma, siccome aveva previsto una cosa del genere, aveva convinto Persefone a mangiare i semi di un melograno (la ragazza era molto triste e non voleva mangiare niente; però chi mangiava qualcosa mentre era sotto terra non poteva più tornare in superficie).
Felice di tornare da sua madre, Persefone saltò nel carro d'oro di Ade, mentre Ermes prese le redini. Lui portò la ragazza al tempio di sua madre, la quale le corse incontro "come un Menade" (un modo più cortese per dire "come una pazza"). La tennne fra le braccia per molto tempo senza riuscire a distogliere lo sguardo da sua figlia.
Persefone raccontò alla madre di come è stata rapita e del fatto che è stata un'idea di Zeus. La dea Ecate venne anche lei ad abbracciare Persefone. Più tardi sarebbe diventata la sua compagna fedele negli Inferi.
Zeus mandò sua madre, Rea, a invitare Demetra a tornare fra gli dèi. Rea fu felicissima di rivedere la figlia e la nipote. Comunicò loro la decisione di Zeus: un terzo dell'anno, Persefone sarebbe rimasta sotto terra, con Ade (perché aveva mangiato i semi di melograno), e gli altri due due terzi dell'anno li avrebbe passati con la madre, sulla terra. (Questo mito è, infatti, una spiegazione delle stagioni: inverno, primavera ed estate, perché gli antichi greci avevano solo tre stagioni). Demetra fu così felice di questa decisione, che fece spuntare le foglie e i fiori di primavera in tutto il mondo.